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Arte: emozione e libertà

Mi auguro che a chiunque sia capitato, e continui a capitare, di “emozionarsi”: che si tratti di innamorarsi, di commuoversi, o di farsi toccare da un tramonto o da una melodia.

Ma cosa significa”Emozionarsi”? E’ un termine che rappresenta, di solito, il momento in cui la percezione di qualcosa tocca in profondità il nostro essere, così da segnare un “prima” e un “dopo”. Occorre, tuttavia, fare attenzione: quale che sia l’evento esterno, l’emozione altro non è che l’amplificazione di quello e/o di parte di ciò che già siamo e ci portiamo dentro. Si può, allora, cercare o inseguire qualche evento che provochi emozioni, addirittura è quasi diventata una moda e/o un business, ciononostante va detto che oggi, più che mai, non ci si regala più abbastanza tempo per soffermarsi ad osservare e ascoltare altri e altro dal contingente e dal superficiale, in altri termini, oggi neghiamo troppo spesso tempo e attenzione ad ascoltare a fondo la vera fonte e causa dell’emozionarsi, ossia noi stessi, ciascuno con la propria sensibilità.

Indubbiamente, si è di fatto condizionati da quello che nasce come proposta “Pop”, ossia un movimento che ha assurto ad arte o, più spesso, ad intrattenimento il pensiero comune di intere popolazioni, da Andy Warhol alla TV generalista, dai concerti negli stadi alla globalizzazione; si tende, dunque, nella migliore delle ipotesi, ad “accontentarsi” delle emozioni altrui la cui condivisione, spesso di massa, piacevole e/o divertente che sia, poco riguarda o tocca la nostra intimità.

Se rimaniamo fedeli al valore più significativo e personale di ciò che intendiamo come “emozione”, diventa ragionevole sostenere che essa è, in sintesi, il modo più istintivo, quasi primordiale, di scavare in fondo a noi stessi, per mettere la nostra persona in relazione con l’Universo che ci è attorno. Allora, in questo senso,

“Emozionarsi” diventa, o può diventare, anche sinonimo di conoscere.

Una forma di consapevolezza che ci costringe a far proprie nuove relazioni con noi stessi e tra noi e ciò che abbiamo di fronte, un senso critico che ci permette di riconoscere la rilevanza tra noi e ciò davanti a cui ci poniamo.

Ora, se da un lato l’emozione che provoca un paesaggio o un avvenimento della vita (nascita, morte, amore, rabbia etc) amplifica, di fatto, la propria autocoscienza, dall’altro, viceversa, quando prendiamo in considerazione di metterci in relazione all’Arte, intesa come l’opera di chi, in una forma qualunque, con la Bellezza parla di sé, per parlare in realtà del mondo, l’emozione si rivela davvero il tramite per mettere se stessi in relazione con un’idea, un animo, una prospettiva, in altre parole con un pensiero. Ciò non deve significare dover comprendere per forza le intenzioni di un autore, bensì attraverso l’Arte ritrovare in noi quello che percepiamo dalla Bellezza di una certa opera.

Facciamo un esempio: se ci sono quattro persone che fanno una gita in montagna, arrivate in quota tutte e quattro ammirano il panorama (ognuno con i propri occhi e le proprie emozioni), ma solo una persona scatta una fotografia. Al loro ritorno, chi guarderà quella foto vedrà sì il panorama, ma vedrà soprattutto il taglio, il particolare, l’angolazione e la luce che chi ha scattato ha voluto riprendere, dando, per così dire, una lettura propria di quell’immagine. Ciononostante, chi ammirerà quella foto vivrà un’emozione propria, certamente diversa da quella del fotografo, ma che senza la volontà e il pensiero “artistico” di chi ha scattato sarebbe stata diversa o, forse anche, nulla. Dunque la forma d’arte non deve essere necessariamente capita, va fruita, ossia vissuta e fatta propria.

Arriviamo così ad inquadrare la Bellezza che arriva dal pensiero e/o l’opera di una persona come Arte. A tal proposito, è utile richiamare il motto “conosci te stesso” di Socrate, secondo l’idea, non mai abbastanza attuale, che predisporsi e rapportarsi al Bello/Arte è la forma più diretta ed istintiva di conoscenza, in quanto via di relazione a qualcosa che è altro rispetto a noi stessi, trovando nella fruizione della stessa un’amplificazione di noi stessi, e quindi una forma di arricchimento.

La conseguenza più naturale di questo bellissimo processo di conoscenza è la forgiatura e il rafforzamento della nostra personalità, e al contempo ne consegue la prospettiva più attrezzata per vedere la coerenza tra il nostro essere e le differenze che ci circondano. In altre parole, rende evidente come l’omologazione e la condivisione di un bello, lasciatemi dire, effimero, sia pericoloso e depauperante, laddove la relazione tra la persona e l’opera d’arte offre l’opportunità di scrutare e amplificare il nostro essere a tal punto da saper riconoscere, apprezzare e considerare uno stimolo di confronto e crescita chi e cosa sono esterni, diversi e altri rispetto a noi stessi, una chance e una fonte di nuove idee, di conoscenza dell’altro e di miglioramento di noi stessi.

L’emozione profonda che deriva dal rapporto con l’Arte è una risorsa di conoscenza che ci rende più autentici e, soprattutto, più liberi.

Mattia Rondelli

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